Le voci che sopravvivono: Settimia Spizzichino

La Giornata della Memoria alla Scuola Secondaria di I Grado “Cotugno-Carducci-Giovanni XXIII”

27 gennaio 1945 – 27 gennaio 2023. Sono trascorsi 78 anni dalla Liberazione del campo di concentramento di Auschwitz e noi alunni e alunne delle classi terze con i docenti della Scuola Secondaria di I Grado “Cotugno – Carducci – Giovanni XXIII” abbiamo voluto ricordare questa tra le pagine più buie della storia, incontrando presso l’Auditorium del plesso “Carducci – Giovanni XXIII” il professor Franco Bruno Vitolo, autore del libro “Cioccolato ad Auschwitz. Cronaca di un viaggio della memoria tra passato e presente”, racconto di uno dei tanti viaggi della Memoria compiuti nel Lager polacco da Settimia Spizzichino per testimoniare l’orrore della Shoah.

Vitolo

Il titolo del libro ci ha fatto subito pensare a qualcosa di molto buono “il cioccolato”, ma subito dopo, quella parola “Auschwitz” ci ha lasciato perplessi e disorientati. Come si può abbinare il cioccolato ad una parola che fa venire i brividi al solo sentirla, dati gli orrori commessi da uomini verso altri uomini la cui unica colpa è stata quella di essere Ebrei? Il professor Vitolo ha parlato con noi rispondendo a tutte le nostre domande e chiarendo i nostri dubbi.

L’incontro si è aperto con una considerazione che ha ripreso le parole di Liliana Segre pronunciate il 23 gennaio, in occasione della presentazione delle iniziative organizzate dal Comune di Milano per la Giornata della Memoria: “Una come me ritiene che tra qualche anno ci sarà una riga sui libri di scuola e poi neanche quella”. Ci siamo chiesti: per quale motivo proprio Liliana Segre che invitava i “futuri nipoti” a “far volare la farfalla gialla sopra i fili spinati” ha espresso tali considerazioni?

Vitolo

Il professor Vitolo ci ha risposto che, purtroppo, incombe un pericolo più grande e cioè che dai libri non scompaia solo la Shoah, ma l’intera storia (basti pensare alla materia Geostoria che si studia nelle scuole secondarie di secondo grado). A questo proposito ha invitato noi ragazzi e ragazze ad essere Custodi della memoria per evitare che la storia finisca nei lager della deportazione.

Ne è seguita un’interessante lezione di storia, partita proprio dalla protagonista del romanzo Settimia Spizzichino, ebrea italiana deportata nei campi di concentramento, unica donna sopravvissuta al rastrellamento del Ghetto di Roma del 16 ottobre del 1943; furono deportate 1022 persone dal ghetto e ne fecero ritorno due anni dopo solo sedici.

Il professor Vitolo ha sottolineato il concetto di inesistenza delle razze perché, come sosteneva Einstein, esiste solo una razza quella umana.

Molto emozionante è stato il momento in cui si è parlato del campo di concentramento di Auschwitz, una fabbrica di morte che accoglieva i deportati con la scritta irridente ARBEIT MACHT FREI. Qui gli uomini erano considerati Untermenschen (sottouomini). Come si è potuto arrivare a tanto?

Nei lager la morte si incontrava ogni giorno. “Allora capii che la giovinezza mi era stata portata via per sempre”, ricorda Settimia nel libro.

Ma nell’inferno della prigionia, in un giorno come tanti altri, Settimia scopre quel ciuffo di erba nel fango, quasi un miracolo sfuggito alla distruzione nazista: “Lo sguardo fu attirato a terra da un cespuglio di erba. Sporco, ricoperto di fango, ma era erba, erba verde con tanta terra attorno. Appetitosa quasi. Mi abbassai con devozione. Non ci pensai due volte a metterla in bocca. A masticarla. Lentamente. Ad inghiottirla. Lo gustai tutto, quel sapore. Era il sapore della disperazione. Mi sembrò per un istante sapore di cioccolato”.

Dopo la liberazione, Settimia ritorna alla vita e racconta ciò che ha vissuto alle giovani generazioni.

Abbiamo poi condiviso le nostre riflessioni sull’attuale situazione in Ucraina con il professor Vitolo che ci ha invitati ad apprezzare le fortune di cui godiamo dalla Libertà conquistata a caro prezzo al cibo che non è poi così scontato. A tale proposito, ci ha rivolto un chiaro monito: “Non pronunciate mai le parole Che schifo! davanti a una pietanza che non è di vostro gradimento. Non si fa. Il cibo è un privilegio”.

Docenti e Vitolo

Lezione di storia ma soprattutto di vita è stata quella alla quale abbiamo assistito oggi. Con le lettere di Duilio e Leonardo indirizzate idealmente a Settimia, vogliamo ringraziare il prof. Vitolo per il tempo che ci ha dedicato e per la sua infaticabile opera di testimonianza:

Cara Settimia,

durante questo “bellissimo viaggio” ho sentito tutte le emozioni strazianti che tu, tua sorella, tua madre e moltissimi ebrei sfortunatamente avete provato durante quegli anni. Con la tua testimonianza, Settimia, ho immaginato di “vedere” come si viveva in quei luoghi oscuri, luoghi che erano completamente diversi da quello che si voleva far intendere. Mi risuona la frase all’ingresso del campo di concentramento ARBEIT MACHT FREI, Il lavoro rende liberi, proprio lì dove la libertà era inesistente. Settimia, attraverso la tua parola, ho sentito la tua voce spezzata e straziata in ricordo di tua madre e di tua sorella morte nelle camere a gas, ho visto il tuo sguardo rivolto al passato di quando dormivi e lavoravi nel Blocco 10. Oggi comprendo pienamente che io, i miei compagni, tutti noi giovani, nuove generazioni siamo molti fortunati perché abbiamo tutto: abbiamo la libertà, grazie anche a voi, superstiti di quegli anni, che avete sempre continuato con la forza e con il dolore di quell’orrore a testimoniare e a raccontarci per farci comprendere quanto importante e prezioso sia il rispetto per l’altro.

Grazie Settimia perché mi hai regalato un viaggio stupendo!

Duilio

 

Settimia,

le tue parole sagge e profonde mi hanno aperto una nuova visione del mondo. Riflettendo su come voi ebrei siete stati maltrattati e perseguitati, mi sono reso conto di quanto sia fortunato, di come non ho mai capito veramente cosa tu e i tuoi compagni avete provato da giovani nel lager, di quanto, anche le cose che noi diamo per scontato, i beni di prima necessità, gli oggetti e gli alimenti che noi ci aspettiamo sempre di trovare a casa, per voi erano un “lusso”. Ho compreso quanto il razzismo è ancora ampiamente diffuso nel mondo e minaccia continuamente la pace di diversi popoli. Ho preso atto di quanto per secoli il clero cattolico sia stato corrotto, lasciandosi “comprare” dai potenti, allontanandosi dalla vera parola del Signore. Così mi sono reso conto di quanto il mondo è stato e continua ad essere pieno di ingiustizie. La speranza del vostro e del nostro Dio è quella di vedere l’uomo, la specie che egli ha creato a sua immagine, unito da un’eterna fratellanza; tutti i popoli e le etnie liberi dagli innumerevoli pregiudizi che offuscano la nostra visione del mondo, creando solo dolore: tutti gli uomini della Terra uniti in pace ed armonia fra loro. So che forse questo non sarà mai possibile: il male è insidioso, un nemico ingannevole, infido che, quando meno te lo aspetti, ti sorprende, colpendoti alle spalle. Ma tutti noi siamo chiamati ad impegnarci per creare un mondo migliore, un mondo in pace. Un mondo che sappia accettare e custodire tutti gli uomini del mondo.

E con questa speranza che ti saluto calorosamente e con tanto amore. Spero che sarai sempre felice.

Leonardo

 

Gli alunni delle classi 3CS – 3DS – 3E

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