Don Pietro Pappagallo: la testimonianza della pronipote

Mentre studiavamo le tragiche vicende accadute all’indomani del’armistizio dell’8 settembre 1943, ci siamo soffermati sulla storia di don Pietro Pappagallo e del professor Gioacchino Gesmundo, “martiri” terlizzesi barbaramente trucidati alle fosse Ardeatine il 24 marzo 1944.

Con nostra grande sorpresa, abbiamo scoperto che una docente della nostra scuola, prof.ssa Nicoletta Pappagallo, è la pronipote del sacerdote don Pietro. Complice la nostra professoressa di storia, abbiamo colto l’occasione, chiedendole di concederci un’intervista da remoto. La prof.ssa Pappagallo, resasi subito disponibile, ha esordito dicendo che suo zio, fin da piccolo, si prodigava nel risolvere i problemi che si creavano nell’esteso nucleo familiare. Ebbe una vocazione tardiva e successivamente lasciò Terlizzi, per trasferirsi a Roma, dove gli venne affidato il compito di gestire il convitto della Viscosa. Qui non tardò a manifestare il proprio temperamento forte e teso sempre alla giustizia: ribellatosi alle storture di cui spesso era testimone, venne presto rimosso dall’incarico e trasferito in un convento di suore.

pappagallo1Dall’8 settembre del 1943, don Pietro si prodigava nel protegge ebrei, oppositori del regime e bisognosi, accogliendoli nella propria abitazione. “Non chiedeva a nessuno le generalità, ma accoglieva chiunque bussasse alla sua porta. Si adoperava a favorirne la salvezza, procurando documenti contraffatti.”. In questa situazione complessa e pericolosa, don Pietro concede ospitalità a un uomo che in seguito si rivelò un delatore, in quanto lo segnalò ai tedeschi. Il 29 gennaio 1944, don Pietro fu arrestato e condotto nel terribile carcere di via Tasso.

Abbiamo chiesto alla professoressa se don Pietro e il professor Gesmundo si conoscessero: “Sì. Don Pietro, venti anni più grande, aveva aiutato il suo compaesano ad inserirsi nell’ambiente romano, aveva nei suoi confronti un atteggiamento protettivo e provò un certo senso di colpa per non essere riuscito a impedire che finisse anche lui alle fosse Ardeatine.

pappagallo 2In seguito all’attentato di via Rasella, fu decretata la condanna a morte dei due giusti terlizzesi, insieme ad altri 333 italiani, che furono tutti trasportati su un convoglio diretto al luogo dell’eccidio, legati a coppie. La pronipote ci ha raccontato che colui che era legato con don Pietro, riuscì a recidere la corda e a fuggire, offrendo tale possibilità anche al sacerdote, che non esitò a rifiutarla. Siamo rimasti meravigliati dalla forza con cui don Pietro ha deciso di proseguire, insieme agli altri condannati, il suo ultimo viaggio.

La notizia della morte giunse a Terlizzi dopo circa un mese: “Una domestica di don Pietro era riuscita ad avvisare i familiari, i quali si recarono a piedi a Roma per recuperare le sue spoglie.”

Abbiamo appreso, non poco sconvolti, che dopo l’arresto molti sciacalli si fossero appropriati dei beni di don Pietro presso la sua abitazione, per cui ciò che oggi resta alla famiglia sono soltanto alcuni libri, un orologio e un crocifisso.

pappagallo3Il 3 luglio 2018 don Pietro è stato insignito dell’onorificenza di “Giusto tra le Nazioni”.

Arricchiti della preziosa  testimonianza offerta dalla professoressa Pappagallo, abbiamo socializzato ai nostri compagni la nostra esperienza. Nel condurre noi la lezione, siamo stati entusiasti di aver suscitato anche in loro curiosità e interesse.

Siamo grati alla professoressa Pappagallo perché donandoci il suo tempo, ci ha offerto un’immagine più nitida di don Pietro, splendida testimonianza di altruismo, coraggio e coerenza verso i propri ideali.

Antonella Barile, Andrea Floriano IIIA

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