Segre: “Sono viva per caso”

Bambina nell’abisso di Auschwitz

La memoria di fronte a una tragedia così grande come quella di Auschwitz non può lasciarci indifferenti!

I ragazzi del plesso Cotugno-Carducci Giovanni XXIII in questi giorni hanno visto dei filmati e assistito a videotestimonianze sulla Shoah. Noi abbiamo visto un’intervista di Liliana Segre, un’ebrea sopravvissuta all’olocausto che, con molta precisione, racconta a una rete televisiva molto famosa la sua storia che ha inizio con la perdita della madre. All’età di otto anni viene espulsa dalla scuola senza sapere il perché e a tredici anni viene arrestata e mandata ad Auschwitz. Ella si salva sfuggendo dalle guardie tedesche fino all’invio delle guardie russe che, il 27 gennaio 1945, entrarono nel campo di concentramento salvando quelle poche anime di ebrei terrorizzate. Liliana racconta anche quando durante la liberazione un soldato tedesco si spoglia e lancia per terra la pistola facendo finta di essere un ebreo per non venire giustiziato. In quel momento ella aveva l’intenzione di ucciderlo, ma non volle diventare come lui “un’assassina” così scappò via. Infine raccontò che nel campo di concentramento c’erano tre atrocità: le camere a gas, i forni crematori e l’assenza di cibo che consisteva in una bevanda al gusto di the la mattina e la sera un pezzo di pane abbrustolito. Dopo l’intervista abbiamo letto una lettera in francese “Se questo è un uomo” di Primo Levi e ascoltato in silenzio le parole di una bellissima canzone: Auschwitz, di F. Guccini.

L’esperienza ci ha aiutato molto a comprendere l’orrore che, per colpa di una mente, ha causato la morte di circa 6 milioni ebrei.  Per questo è importante ricordarlo ogni anno per far sì che non accada mai più.

Giorgia De Palo e Tommaso Altamura

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