La mucca. Racconto umoristico

L’altro giorno ho dormito così poco che la mattina dopo, avendo sognato di essere una mucca, mi sono svegliata facendo versi tali che mia madre è uscita per controllare che qualche animale non fosse fuggito dallo zoo.

Sempre con movenze molto animalesche mi sono alzata dal letto. Alzarsi per modo di dire, perché più che altro strisciavo. Mi sono portata all’armadio stando attenta a non beccare spigoli, ma alla fine li ho presi tutti, procurandomi lividi sparsi su tutte le dita dei piedi. Dopo essermi infilata i pantaloni alle braccia, una maglia alle gambe ed essermi allacciata una scarpa in testa e una sopra l’orecchio mi sono diretta verso il bagno.

Ciò è stato compiuto in una maniera degna dell’agente segreto più abile, in modo da non poter incontrare in alcun modo uno dei tanti casi umani che proliferano nella vita di chiunque sia un abitante terrestre e che hanno un unico e preciso scopo: rompere perennemente le scatole a chi vuole, innocentemente, solo essere lasciato in pace.

Si stava dicendo che sono andata in bagno e ho chiuso la porta a chiave, ma, guarda un po’, questa è caduta nel water. Ho dovuto prendere un guanto e tirarla fuori. Credo che non userò mai più una chiave in vita mia. Mi sono diretta al lavandino e – guarda che coincidenza, ma soprattutto guarda se non doveva succedere proprio a me – la tazza dove erano posati gli spazzolini e che era stata lasciata in maniera pericolante al bordo dello scaffale del mobile si è rovesciata e l’unico spazzolino a cadere è stato il mio! Ma perché? Poteva succedere a quello di mio fratello che aveva poggiato male la tazza! Così ho dovuto prendere lo spazzolino di quando avevo cinque anni di Barbie, con la testina che non sarebbe stata abbastanza grande neanche per la bocca di un criceto. Tralasciando ciò…

Mi sono messa il giubbino e sono andata a scuola. Durante il tragitto ho pensato alle potenziali catastrofi che sarebbero potute succedere e al fatto che la nostra professoressa è troppo anziana per fare velocemente le scale del percorso anti-incendio e quindi saremmo potuti morire tutti. Mi sono messa nei panni della professoressa, il cui ruolo con tutti quei reumatismi non deve essere affatto facile, poverina. Mi sono immedesimata così tanto che arrivata in classe mi sono seduta alla cattedra e ho detto: “Buongiorno ragazzi”; nello stesso momento è arrivata la prof e ha pensato che le stessi facendo il verso! Così mi sono beccata una bella nota.☹

Il resto della giornata, dato che essendo in un posto appartato mi sono addormentata senza essere scoperta, è trascorsa tranquillamente.

Tornata a casa mi sono guardata allo specchio e resa conto che i miei capelli non erano minimamente degni di quel nome. Comunque non aveva più importanza. Ho mangiato come se non ci fosse un domani perché non avevo fatto merenda a causa del mio riposino sul banco. Dopo di che sono andata a fare i compiti e li ho svolti praticamente a caso data la stanchezza e il fatto che sapessi che la prof non li avrebbe corretti. Poi sono andata a danza, ma chissà per quale tipo di sfortuna, durante una piroette, tutto il pranzo è risalito su per la gola ed è poi uscito provocando irreparabili danni a calze, gonnellino, body e scarpette.

Sono tornata a casa devastata e ho visto mia madre che mi aspettava sull’uscio e che quando sono arrivata ha assunto un’espressione ricca di un’euforia pari a quella di un bambino il giorno del suo compleanno e una ferocia che anche la fusione tra leone, tigre, pantera, ghepardo, leopardo e orso invidierebbero.

Aveva saputo della nota e ora era più infuriata che mai. Ho deciso che sarebbe stato più prudente non entrare e quindi sono scappata per fare ritorno più o meno un mesetto dopo. Sarei andata in Siberia, ma non ho fatto in tempo ad andare in stazione che mi sono resa conto di avere soldi solo per il biglietto e soprattutto di avere fame. Avrei dovuto rinunciare al viaggio per uno spuntino. Così abbandonai l’idea della Siberia e decisi di affrontare la mamma. Dopo il suo discorso ero stanca morta e sono andata a letto per riposarmi stando al telefono. Si sa però che questo è come una potente macchina per poter velocizzare il tempo. Un istante dopo averlo acceso (e giuro che era proprio un istante) ho visto che dalle 9:00 erano diventate le 2:00! Il giorno dopo ero punto e da capo!

Sofia Nocera

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