La Legalità: un handicap ancora da risolvere

di Aldo Anselmi, redazione

I principi fondamentali della legalità li apprendiamo già dalla nascita partendo perciò dalla famiglia, e man mano nella crescita quindi a scuola e infine nella società. “Legalità”, per la maggior parte della gente è sinonimo di avere rispetto per tutto ciò che ci circonda e se quest’ultima non ci fosse, le persone vivrebbero in un mondo dove il più debole è costretto ad arrendersi e il più forte prevale sempre, al pari di una giungla.

legalità
foto: web

Molte volte, però, ci sono persone che queste regole le infrangono, con atti insignificanti ma anche con iniziative tanto più gravi come quelle promosse dalle organizzazioni mafiose, violando così questi principi e suscitando disagio sociale e turbamenti tra i cittadini. La mafia è tutto ciò che gira attorno ad essa (corruzione, estorsione, omicidi, camorra, ‘ndrangheta, ecc…), si è propagata nel nostro Paese ormai da anni generando nelle persone una mentalità omertosa e furba.

Quando i nostri bisnonni sono emigrati in America per cercare fortuna, molto spesso insieme a loro sono partiti “uomini criminali” che hanno cercato di esportare traffici illeciti all’estero per arricchirsi. Con il passare del tempo, la mafia è diventata sempre più potente soprattutto al Sud Italia dove personaggi come Totò Riina si sono creati “mondi a se” basati su violenza e illegalità. In pochissimo tempo, la mafia si è diffusa a macchia d’olio coinvolgendo tutta l’Italia, dal Sud al Nord.

C’è anche, però, chi ha sempre cercato di combattere la mafia come alcuni giudici famosi (Paolo Borsellino e Giovanni Falcone), sacerdoti (Don Peppe Diana, Don Giuseppe Puglisi e Don Luigi Ciotti) e i generali (Carlo Alberto Dalla Chiesa). Loro, hanno sacrificato la loro vita combattendo contro l’illegalità, la criminalità e onorando sempre la legalità come loro pilastro di vita.

Foto: Il Cittadino MB
Foto: Il Cittadino MB

Paolo Borsellino, infatti, affermava che “Non bisogna lasciarsi soffocare dalla paura altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti”, e lui come ben sappiamo, di coraggio ne ha avuto tanto.

Io penso, che la scuola svolga un ruolo prevalente nell’educazione alla legalità combattendo ogni forma di ingiustizia e sviluppando un senso civico nei giovani sensibilizzandoli a tenere sempre atteggiamenti nel rispetto degli altri. Infatti, è proprio a scuola che ci si inizia a confrontarsi con gli altri e dove, per la prima volta, bisogna rispettare alcune norme e avere un preciso comportamento. Ormai nelle varie strutture scolastiche è diventata una consuetudine quella di organizzare degli incontri sulla legalità che si sta via via rafforzando e che darà senza dubbio i suoi frutti nell’ immediato futuro, credo.

A proposito di ciò, recentemente, con il mio istituto ho partecipato ad uno spettacolo teatrale intitolato “La stanza di Agnese” interpretato da Sara Bevilacqua nei panni di Agnese Borsellino, vedova del magistrato Paolo Borsellino suscitando in noi una profonda riflessione sulla legalità confermata anche dal dibattito che ne è venuto fuori.

A mio parere, per far sì che, gradualmente, questa “malattia” venga debellata, occorre intanto che ogni singolo cittadino partecipi alla vita pubblica con maggior impegno, che esiga i propri diritti e che adempia, in prima persona ai propri doveri, ma bisogna anche avere il coraggio di rompere il silenzio nel caso in cui ci trovassimo a vivere in una realtà omertosa: questo è l’unico antidoto per sconfiggere una volta per sempre l’illegalità!.

 

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