La dignità legata all’uomo. “Sono stato un numero”

In memoria delle vittime morte durante lo sterminio nei campi di concentramento di Aushwitz, sabato 26 gennaio, la nostra classe insieme al corso D, ha riflettuto sulla vicenda accaduta vedendo un PowerPoint e leggendo alcune lettere scritte da alcune delle tante persone morte senza rivedere la libertà. Abbiamo fatto la nostra parte e abbiamo rievocato con poco l’esperienza vissuta da piccoli bambini come noi che non ebbero più la possibilità di giocare o tanto meno di andare a scuola. Dalle testimonianze delle lettere scritte da genitori che chiedevano di proteggere i figli, bambini che scrivevano mai ai loro genitori o a fratelli e ad amici, il dolore provato in quel periodo fu molto. La parola Ebreo era uguale alla parola impuro. Il fenomeno della Shoah si sviluppò in 5 diverse fasi: la privazione dei diritti civili ai cittadini ebrei. La loro espulsione dai territori della Germania, la creazione di ghetti dove gli ebrei furono costretti a vivere separati dalla razza pura da un filo spinato. I massacri delle Einsatzgroupen, squadre che dovevano eliminare ogni oppositore del nazismo, e infine la deportazione degli ebrei nei vari campi dove potevano essere uccisi a colpi di fucile, nelle camere a gas, nei forni crematori, per malattia o sgozzati, ma anche con il tempo per la fatica dei lavori forzati, con torture e per i più piccoli il famoso “angelo della morte” il dottor Josef Mengele li uccideva iniettando malattie nei loro esili corpi e li utilizzava come cavie per i suoi esperimenti. Per comprendere a pieno il significato della vita di un ebreo vi consigliamo un libro “Sono stato un numero” (di Roberto Riccardi) che parla della storia di Alberto Sed, abile nel calcio da piccolo ma, non potendo continuare gli studi perché ebreo, abbandonò tutto e iniziò a rifugiarsi a Roma dove fu preso e portato nel campo di concentramento da cui ne uscirà vivo per miracolo nonostante le complicazioni, insieme a sua sorella Fatina.

“Cosa si intende per olocausto? E cosa è?”, questa è stata la domanda principale di questa ricorrenza. Per olocausto si intende lo sterminio che la guerra nazista e i suoi alleati fecero nei confronti degli ebrei e di tutte quelle persone definite “indesiderabili” (gruppi come etnici, Rom, prigionieri di guerra, oppositori politici, gruppi religiosi, etc.). Tale evento cominciò nel 1933 con la segregazione degli ebrei tedeschi in campi di concentramento. A partire dal 1941, i Tedeschi e i loro alleati cominciarono quella che definirono “SOLUZIONE FINALE DELLA QUESTIONE EBRAICA”, eliminando fisicamente gli Ebrei per mezzo di uccisioni di massa in campi di sterminio appositamente creati. L’OLOCAUSTO, IN QUANTO GENOCIDIO DEGLI EBREI, È DEFINITO CON IL TERMINE SHOAH, CHE SIGNIFICA <<CATASTROFE>>.

Lo sterminio ebraico è stato l’esempio della cattiveria dell’uomo ed è proprio per non commettere un altro errore di questo tipo che dobbiamo ricordare anche con maniere forti; perché se questa vicenda è entrata nella storia vuol dire che non ce ne dovrà essere un’altra simile.

Eufemia Daraio e Adriana Stasi

 

 

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