Due poesie per i martiri delle foibe

FoibePOESIE SUI MARTIRI DELLE FOIBE 

Cuore spinato 

Cadevano lentamente, 
le loro vite svanivano velocemente.
L’ innocenza irrilevante
Si combinò col loro sangue.
In un battito di ciglia, 
dissero addio alla loro famiglia.
In mano a Tito il crudele,
le voci si affievolivano, si facevano leggere.
Le speranze, i sogni, i ricordi,
scivolavano come lungo i fiordi.
Tutto era perduto!
Parole non ci sono per esprimere questo grande dolore,
che da allora gli italiani conservano nel cuore.
Antipatie e vecchi rancori facevano da timoni.
Paura, cuori affranti, distruzione,
questi sono i giusti vocaboli per una corretta espressione.
Il passato adesso è solo un’ombra,
una scheggia che causa una ferita profonda.
Per questo bisogna ricordare,
per non dimenticare, e soprattutto mai più sbagliare. 

 

Amara disillusione 

Ti dono il mio cuore,
fanne tesoro, custodiscilo, o amore.
Devo andare,
le speranze abbandonare.
Questa monotona follia
Si ripete e non finirà, non andrà via!
Dopo Hitler c’è Tito il tiranno,
con i suoi compagni ci prenderanno!
Scappare inutile è,
e noi tutti sappiamo perché.
Cadremo come un fiocco di neve in inverno,
ci poseremo,
alla nostra esistenza addio diremo.
“Lasciate ogni speranza voi che entrate!” Dante scriveva,
non si sbagliava, la verità ammetteva!
Io non avevo grandi sogni,
volevo solo aggrapparmi alla vita come
una foglia ai rami ormai spogli.
Tremavo, piangevo, singhiozzavo, 
avrei preferito trascinare un aratro.
Mentre nel baratro precipitavamo,
la felicità ci sfiorava come una tenera
madre che lascia andare suo figlio,
ci guardava e ci sorrideva,
ed allora morì serena. 

Elisa Pia De Santis 3^A 

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